Il 50 mm Nikon: breve storia di un importante “standard”


AF_NIKKOR_50mm_f1.8D_28-07-2012

Il 50 mm Nikon è l’obiettivo con cui si è formata un’intera generazione di fotografi, prima che la diffusione del formato digitale e della sua sensibilità variabile (e molto maggiore di quella delle pellicole), facesse proliferare i piccoli zoom poco costosi come il 18-55. È opportuno ripercorrere le tappe della sua evoluzione, anche per capire quanto rimane utile e importante per imparare a gestire la composizione fotografica anche in quest’epoca di reflex ultrasensibili. Compatto, leggero e luminosissimo, poco costoso (il recente 50 mm ƒ1.8 AF-D è ormai reperibile a meno di 100 €) è l’obiettivo perfetto per qualsiasi occasione.

 

Prima di tutto, una definizione: cos’è un’obiettivo “standard”?

Si definisce tale un obiettivo la cui lunghezza focale è vicina alla diagonale del sensore. Nel caso delle reflex a pellicola, il “sensore” è il fotogramma del rullino da 35 mm, la cui diagonale è 43.3 mm. Per questo motivo si possono considerare obiettivi “standard” quelli compresi tra i 45 e i 58 mm, che proprio per questa coincidenza nelle dimensioni ha un campo visivo e una prospettiva simile a quelle dell’occhio umano. Sono, per così dire, degli obiettivi “neutri”.

Nel febbraio 1959 Nikon lanciò la sua prima reflex, il modello F, con un Nikkor ƒ2/50 mm (allora chiamato 5 cm) il cui schema ottico comprendeva sette elementi in cinque gruppi. Dopo quasi un anno fu affiancato da una versione più luminosa ma dalla lunghezza focale insolita, il Nikkor ƒ1.4/58 mm, che scomparve dal mercato piuttosto rapidamente: dopo due anni fu sostituito dal celebre Nikkor ƒ1.4/50 mm, che insieme al più economico 1.8 diventerà la base della fotografia Nikon.

La versione da ƒ1.8 è stata commercializzata da quel momento come obiettivo “da kit”, quello cioè che veniva venduto come primo obiettivo insieme al corpo macchina. Quella da ƒ1.4 era considerata invece la versione “professionale”, più luminosa e più costosa.

La scarsa sensibilità ISO delle pellicole disponibili negli anni ’60 aveva innescato una corsa all’obiettivo più luminoso possibile, e così nel 1965 Nikon rispose con il Nikkor ƒ1.2/55 mm, anche questa volta una lunghezza focale diversa, necessaria per ottenere uno schema ottico che permettesse di far entrare più luce possibile: per le possibilità dell’epoca (non c’erano computer per verificare l’andamento della luce!) uno schema ottico da 50mm esatti con apertura ƒ1.2 avrebbe fatto arretrare troppo la prima lente fuori dall’attacco, che sarebbe andata direttamente a sbattere con lo specchio del meccanismo di scatto delle reflex: per questo motivo fu scelta una lunghezza focale leggermente superiore.

Nel 1977 Nikon lanciò un nuovo obiettivo votato alla maggiore luminosità possibile, il celeberrimo Noct-Nikkor ƒ1.2/58mm. Sebbene non migliorasse l’apertura, era modificato per la maggior nitidezza possibile con il diaframma aperto, così da sfruttare meglio le sue possibilità. Divenne così famoso e apprezzato, che quarant’anni dopo Nikon ne ha voluto “citare” la lunghezza focale lanciando il Nikkor ƒ1.4/58 mm AF-S, il massimo degli obiettivi standard Nikon moderni.

Fu lanciato nel 1978 anche un più tradizionale Nikkor ƒ1.2/50 mm, che risolveva i problemi ottici con un nuovo schema di lenti, che però  raggiungeva la migliore nitidezza solo nell’intervallo da ƒ1.4 a 5.6, al contrario del Noct-Nikkor che era ottimizzato anche sull’apertura massima disponibile.

Nel 1978 Nikon aggiornò anche il suo 50mm ƒ1.8, affettuosamente chiamato “il cinquantino”, con uno schema ottico così riuscito che rimarrà invariato fino all’uscita del modello con motore interno AF-S del 2011: ben 33 anni! Le versioni che si susseguirono furono quelle che aggiunsero i contatti elettronici per le prime reflex con modalità automatica, la versione “economica” Nikkor-E, con uno schema ottico semplificato ma ugualmente performante e successivamente l’introduzione della levetta per il motore autofocus. Nel 2002 uscì la versione AF-D, ottimizzata per le reflex digitali allora in uscita. In tutto questo tempo rimase la prima scelta dei fotografi perché permetteva di fotografare in condizioni di scarsissima luce, con una spesa irrisoria e un peso ridottissimo.

Stessa discorso per la versione ƒ1.4, aggiornato con la levetta per il motore autofocus, e solo di recentissimo ridisegnata con un nuovo schema ottico in occasione del lancio della versione AF-S. In particolare il 50 mm ƒ1.4 divenne l’obiettivo con cui pubblicizzare le reflex professionali: compare infatti nella sua versione AF nelle foto promozionali della F4.

Ai giorni nostri, le ultime incarnazioni sono quelle che hanno il motore interno AF-S e hanno perso la ghiera per regolare l’apertura (per questo denominate G), e rimangono gli obiettivi più pratici per la maggior parte dei fotografi. Con la diffusione dei sensori DX, cioè più piccoli di un sensore fullframe – corrispondente all’area del fotogramma di una pellicola – il ruolo di “cinquantino” è stato surrogato dall’ugualmente amato Nikkor AF-S ƒ1.8/35 mm, equivalente a 52.5 mm di focale, che è quindi perfettamente in grado di simulare quel che si avrebbe con il tradizionale 50 mm.

Più di recente Nikon ha lanciato il già citato modello di punta ƒ1.4/58 mm, che rievoca la tradizione degli obiettivi “notturni” di Nikon, segno anche che l’evoluzione del “cinquantino”, non cede il passo allo strapotere degli zoom. Dopotutto nessun obiettivo a focale variabile può vantare lo stesso grado di portabilità, luminosità e qualità ottica di un fisso dedicato, a ulteriore dimostrazione che gli schemi semplici sono sempre i più duraturi.

Qui un link con una dettagliata storia di tutti i modelli di obiettivi fissi Nikon, e molto altro.

www.mir.com.my/rb/photography/companies/nikon/nikkoresources/50mmnikkor/index.htm


Informazioni su Valentino

Nasce a Formia il 5 agosto del 1987. 
Viene adottato dalla capitale quando inizia gli studi di Architettura nella facoltà Ludovico Quaroni che tutt’ora frequenta. 
Fin da subito sviluppa un forte interesse alla fotografia di tipo architettonico e alla street photography, ed inizia a partecipare alle uscite fotografiche naturalistiche. 
La sua capacità d’osservazione non passa inosservata, dallo stile inconfondibilmente minimalista e ben composto ha una forte predilezione per il bianco e nero, realizza i suoi scatti con naturalezza quasi fosse insito in lui. 
Naturalmente minimalista.
 I suoi interessi sono anche la grafica, cinema, design e, ovviamente, architettura.
“Dottore, dottore… soffro gravemente di nostalgia dell’Islanda, che cosa devo fare?”